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Correlazioni in Medicina



Un ridotto indice cardiaco non è il driver dominante di disfunzione renale nello scompenso cardiaco


È opinione diffusa che un indice cardiaco ridotto è un contributo significativo alla disfunzione renale nei pazienti con insufficienza cardiaca. Tuttavia, dati recenti hanno messo in discussione questa affermazione.

Uno studio ha cercato di determinare la relazione tra indice cardiaco e funzione renale in una popolazione multicentrica di pazienti con scompenso cardiaco sottoposti a cateterismo dell'arteria polmonare ( PAC ).
Sono stati inclusi i pazienti sottoposti a PAC nelle porzioni randomizzate o di registro dello studio ESCAPE ( n=575 ).
Sono state valutate le associazioni tra indice cardiaco e funzione renale in più sottogruppi e sono state valutate per relazioni non lineari, di soglia, e relazioni longitudinali.

C'è stata una correlazione inversa debole ma significativa tra indice cardiaco e velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ), in modo tale che un più alto indice cardiaco è stato paradossalmente associato a peggiore eGFR ( r=-0.12; P=0.02 ).

L’indice cardiaco non è stato associato con l'azoto ureico nel sangue ( BUN ) o con il rapporto BUN / creatinina.

Allo stesso modo, non sono state osservate associazioni tra indice cardiaco e una migliore funzione renale in più sottogruppi definiti dalle indicazioni per cateterismo dell’arteria polmonare o parametri emodinamici, di laboratorio, o demografici.

Non è stato identificato un effetto non-lineare o di soglia.

Nei pazienti con valutazioni in serie di funzionalità renale e indice cardiaco, non sono state trovate associazioni entro i soggetti tra cambiamento di indice cardiaco ed eGFR.

Né l’indice cardiaco né il cambiamento di indice cardiaco è risultato più basso nei pazienti che hanno sviluppato un peggioramento della funzione renale ( P maggiore o uguale a 0.28 ).

In conclusione, questi risultati hanno rafforzato l’evidenza che un ridotto indice cardiaco non è la ragione principale della disfunzione renale in pazienti ospedalizzati per insufficienza cardiaca, indipendentemente dal grado di compromissione dell’indice cardiaco o dal sottogruppo di pazienti analizzati. ( Xagena2016 )

Hanberg JS et al, J Am Coll Cardiol 2016; 67: 2199-2208

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